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Lo studio del family business si orienta verso due diverse direttrici intimamente intrecciate tra loro.
La prima riguarda l’operatività dell’impresa (garantire reddito e patrimonio della stessa), mentre la seconda riguarda i rapporti umani ed economici tra i membri della famiglia.
La conseguenza è il combinarsi di “ affari e affetti” che si influenzano tra loro con effetti sulla vita di azienda e famiglia.
In estrema sintesi, un’impresa familiare si configura in questo modo:
Riguardo al primo punto, la più grande difficoltà è garantire un efficace passaggio generazionale da chi non vuole mollare il timone a chi può non essere consapevole delle difficoltà gestionali.
Il secondo punto riguarda il coinvolgimento di ciascun componente della famiglia direttamente impegnato nell’impresa e la sua assunzione di responsabilità. In questo contesto non si deve confondere leadership e carisma con mero esercizio del ruolo.
Con riferimento al terzo punto si mette in risalto una possibile commistione tra patrimonio personale ed aziendale che, benché formalmente distinti, vanno a confluire in un’unica entità, definibile patrimonio familiare.
I due vasi comunicanti portano ad un cash -flow dall’azienda alla famiglia (dividendi, compensi) che a sua volta può generare un flusso da reinvestire in azienda (capitale, finanziamenti).
Nasce quindi il problema di salvaguardare i due patrimoni con una serie di strumenti giuridici (patto di famiglia, fondo patrimoniale, trust, accordi familiari), da cui discendono scelte diverse di convenienze fiscali e finanziarie a seconda degli obiettivi e fini del titolare dell’impresa familiare ( wealth management).
Qui a pieno titolo si inserisce la figura del dottore commercialista, che può seguire, nel rispetto delle normative, l’imprenditore e la famiglia nella scelta del modello di tutela del patrimonio e dell’azienda.
La fiducia che normalmente caratterizza il rapporto tra imprenditore, nonché capo famiglia, e commercialista rassicura il titolare, nella scelta condivisa delle soluzioni per azienda e famiglia, individuando step che marcano un percorso di affiancamento che si snoda in più fasi:
Da queste premesse è evidente l’importante funzione del professionista che richiede un alto livello di competenze e conoscenze, che spaziano da fattori tecnici (giuridici, fiscali ed aziendalistici) a fattori psicologici (capacità relazionali, comunicative e comportamentali).
La frequente carenza di cultura finanziaria del titolare e dei famigliari, porta sovente a rimandare ogni scelta nell’errata convinzione di poter intervenire in qualunque momento nella tutela del patrimonio e nel passaggio generazionale.
Al contrario solo un’attenta e tempestiva pianificazione e progettualità condivise assicureranno un corretto passaggio della governance aziendale, garantendo contemporaneamente una migliore tutela del patrimonio familiare.
Riccardo Rota